«Ma cosa fate esattamente? Sì insomma, che cos’è un’Unità mobile di strada?»
Sono le domande che più si sono sentite nelle ore trascorse allo stand che l’Associazione Fratelli San Francesco ha condiviso con altre realtà di volontariato a “Fa’ la cosa giusta”.
‘Fa’ la cosa giusta’ è una mostra-mercato e un insieme di eventi, incontri, presentazioni che si tiene ogni anno (nel 2022 dal 29 aprile al 1° maggio a Fieramilanocity) per «far conoscere e diffondere sul territorio nazionale le ‘buone pratiche’ di consumo e produzione» e per «valorizzare le specificità e le eccellenze, in rete e in sinergia con il tessuto istituzionale, associativo e imprenditoriale locale», come spiega l’organizzatore, la casa editrice Terre di mezzo.
Ebbene, nello stand dove eravamo anche noi dell’Associazione Fratelli San Francesco insieme con altre organizzazioni, stand dedicato al tema dell’assistenza ai “senza fissa dimora”, la principale attività è stata dialogare con chi chiedeva informazioni su come fosse organizzato il servizio delle Unità mobili.
La parte più semplice è stata raccontare la suddivisione della città in aree, il coordinamento delle attività a cura del Comune di Milano (attraverso il Centro Sammartini), i turni assegnati a ogni associazione. E poi la distribuzione dei sacchetti di cibo, di coperte e sacchi a pelo.
Facile anche è stato spiegare ai visitatori di ‘Fa’ la cosa giusta’ che esiste una rete di servizi per aiutare queste persone, per esempio le docce, gli ambulatori per curare una malattia o un mal di denti, che esistono percorsi per sostenerli nella ricerca di un lavoro.
La parte più difficile, ma anche la più appassionante, come sempre, è stata spiegare il senso profondo dell’aiuto alle persone più povere, che conducono la vita più emarginata e sofferente.
Difficile da spiegare perché il senso di questa attività delle Unità mobili, lo sappiamo bene, è un quasi ineffabile riconoscimento dell’essere umano, della persona che si incontra in un androne o sotto un porticato o sulla panchina di un parco. Umanità sofferente con la quale si intreccia un breve dialogo, uno sguardo. Si porgono domande, si ascoltano risposte e storie.
D’altra parte, si tratta anche di spiegare che il compito dei volontari delle Unità mobili è soprattutto conquistare un po’ di fiducia da parte di queste persone, per convincerle che oltre all’aiuto immediato di un bicchiere di tè caldo o di un sacco a pelo, possiamo mostrare un orizzonte per vivere meglio, per non dover lottare ogni giorno per sopravvivere. Come? Agganciandoli ai servizi complessivi che la città, attraverso le istituzioni e il volontariato, offre. Il contatto per vedere questo orizzonte comincia dagli sguardi delle Unità mobili. E a questo punto il visitatore di “Fa’ la cosa giusta” diceva, «Ora ho capito; ho capito che siete davvero importanti».