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Lavoro, Notizie

Sportello Lavoro: di nuovo attivo, anche online!

Lo Sportello di indirizzamento e orientamento al lavoro è ora attivo in maniera continuativa dopo mesi di alterna operatività a causa della pandemia. A fianco della consueta organizzazione, che comporta la presenza del volontario e dell’utente entrambi in via Bertoni, presso la sede dell’Associazione, è stata sperimentata e infine introdotta una modalità che comporta la “remotizzazione” della postazione del volontario. Grazie all’utilizzo del programma per videoconferenze Zoom e con la collaborazione degli addetti all’accoglienza, il volontario può interagire efficacemente con l’utente operando da remoto. Questo modo di operare consente una maggiore flessibilità e, con alcune opportune modifiche e integrazioni, una elevata efficacia dell’intervento. Si può operare dal proprio computer – avendo così una maggiore familiarità con lo strumento informatico – e in modo continuativo, anche dopo il colloquio con l’assistito, per una ricerca meno frettolosa delle opportunità. L’operatività da remoto consente di ridurre le esigenze di spostamento con un significativo vantaggio, soprattutto per chi viene da lontano. Un problema da sempre riscontrato è quello delle mancate presentazioni. Con l’utilizzo di un sistema automatico di messaggi sms (vedi oltre) e con la possibilità da parte del volontario di dedicarsi ad altre attività nei periodi di tempo “morti” tale problema viene ridotto senza ricorrere alla pratica della convocazione di tutti gli utenti alla medesima ora, pratica non attuabile in tempo di pandemia e comunque poco rispettosa delle persone. L’attività da remoto richiede l’accesso al cloud per la memorizzazione dei documenti e un software adatto per la gestione delle prenotazioni. Il primo problema è stato risolto aprendo un account Google (gmail e drive) dedicato mentre il secondo è stato risolto utilizzando un software per le prenotazioni facilmente accessibile in qualunque momento da qualsiasi postazione dotata di collegamento Internet. Tale software provvede anche a inviare automaticamente sms di conferma delle prenotazioni, di promemoria il giorno precedente l’appuntamento e di eventuale cancellazione. Questo software consente sia agli addetti all’accoglienza sia ai volontari stessi dello Sportello Lavoro di procedere alle prenotazioni che possono essere consultate in qualsiasi momento per una migliore pianificazione dell’attività. Come già detto l’attività da remoto è attualmente offerta come opportunità e, nell’esperienza fin qui fatta, rende più flessibile il servizio e stimola lo sviluppo di nuove modalità per un continuo adeguamento e rinnovamento delle procedure. L’attività di presenza continua a essere possibile e presenta l’innegabile vantaggio del miglior contatto umano; una soluzione ottimale potrebbe essere l’alternanza delle due a seconda delle situazioni contingenti personali o del servizio.

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Rubrica

Focus Covid-19: forse si cambia

Focus Covid-19: epidemia e vaccinazioni a cura di Bruno Paccagnella Per dubbi e approfondimenti potete scrivere a: associazione@associazionefsf.it COVID 19: finalmente la svolta (aggiornato al 25/4/2021) Nelle settimane passate dalla precedente nota informativa su epidemia e vaccinazioni, è avvenuta la “svolta” che tutti attendevamo: il miglioramento della situazione pandemica, iniziato “a macchia di leopardo”, grosso modo a metà marzo, è proseguito pressochè ininterrottamente e su taluni aspetti (ma non tutti) si è progressivamente accentuato. Svolta, si badi bene, non certo fine della pandemia, sulla quale nessuno può fare previsioni, anche perché il fenomeno ha carattere globale, e per ciò stesso può riaccendersi e propagarsi da un paese all’altro con grande forza e rapidità. In Italia il Governo ha preso atto della svolta avvenuta e si è assunto il “rischio calcolato” di allentare le maglie delle restrizioni, consentendo a quasi tutte le regioni di “cambiare colore”, scendendo nella scala cromatica di una o due tonalità. “Rischio” è oggi la parola sicuramente più appropriata, sapendo però che nel suo calcolo va compreso anche quel fattore imponderabile che si chiama “responsabilità”, a cui ciascuno è tenuto, e senza la quale anche con i maggiori controlli annunciati, il “calcolo” potrebbe rivelarsi sbagliato. Il miglioramento in atto non può ancora essere attribuito, se non molto parzialmente, alla campagna vaccinale, arrivata a 5,4 milioni di “immunizzati totali” (che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino, o il vaccino monodose) e a quasi 7,5 milioni di “immunizzati parziali” (con solo la prima dose), ma anche questa sembra finalmente aver preso l’abbrivio giusto, e nei prossimi mesi dovrebbe sommare i suoi effetti a quelli delle altre misure di contenimento dell’epidemia. Nulla però è scontato, e non si possono escludere “colpi di coda” o “intoppi” di vario genere, ne’ comportamenti individuali sconsiderati; la mortalità resta sempre elevata e anche il calo dei contagi sembra perdere vigore. Se però verrà confermata la previsione di alcuni studi recenti, secondo i quali è possibile raggiungere “l’immunità di gregge” entro fine ottobre, si potrà avere un prossimo inverno “quasi normale” dal punto di vista delle attività lavorative, scolastiche, sanitarie e della vita sociale. Per illustrare il miglioramento della situazione regionale presentiamo un grafico nel quale viene evidenziato il “punto di svolta” dei tre principali aspetti dell’epidemia: i nuovi contagi, i ricoverati presenti in terapia intensiva e i decessi. Ciò che è importante sottolineare è che le tre curve, pur avendo iniziato a flettere in tempi e con velocità diverse, si stanno ora muovendo tutte nella medesima direzione, al ribasso. In Lombardia (ma con pochi giorni di differenza anche in Italia) la prima a invertire la rotta, il 17 marzo è stata la curva dei contagi; dopo un paio di settimane hanno iniziato a scendere anche le altre due curve, quelle dei decessi il 1° aprile e due giorni dopo quella dei ricoverati in terapia intensiva: in altre parole è all’inizio di aprile che possiamo “datare” l‘avvenuta svolta dei principali aspetti dell’epidemia in atto. E lo ribadiamo: svolta, non fine. Vaccinazioni: ERA ORA! (aggiornato al 25/4/2021) La campagna vaccinale sembra finalmente avviata, con la velocità che la situazione pandemica impone. Essa sconta una serie di colpevoli ritardi, a ogni livello, non esclusi quelli delle imprese di produzione dei vaccini, che in alcuni casi hanno potuto aggirare o disattendere i contratti firmati. Dopo quattro mesi dalle prime somministrazioni, il “ritmo” non è ancora quello programmato e annunciato (500 mila dosi al giorno in Italia, 100 mila in Lombardia) necessario per raggiungere “l’immunità di gregge” almeno prima dell’inverno: nell’ultima settimana la media giornaliera è stata di 346.663 somministrazioni in Italia e di 66.267 in Lombardia), ma di settimana in settimana nuovi centri di vaccinazione vengono inaugurati e questi numeri si stanno continuamente alzando. Oltre a questo sono cambiate le priorità, e sembra finalmente che i soggetti più esposti alle conseguenze estreme del virus (per età o per patologie di cui già soffrono) non vengano più “scavalcati” da categorie che si sono attribuite arbitrariamente un titolo di priorità (che sarebbe più opportuno definire privilegio). Nell’ultima settimana le dosi somministrate mediamente ogni giorno in Lombardia sono aumentate di oltre il 42% (ben oltre l’incremento nazionale, dell’11,5%) e le somministrazioni totali sono arrivare a quasi 2,9 milioni in Lombardia (circa il 20% in più rispetto a 7 giorni prima) e a quasi 18 milioni in Italia. Le persone vaccinate sono ormai circa 2,1 milioni in Lombardia e 12,7 milioni in Italia: di esse, quasi il 41% in Lombardia e poco di più in Italia, può considerarsi “totalmente immunizzata”, avendo ricevuto entrambi le dosi o il vaccino monodose della Johnson&Johnson. Attualmente, con scarsa differenza tra Lombardia e Italia, è totalmente protetto l’8-9% della popolazione ed è parzialmente protetto oltre il 12%: quindi, circa il 21% della popolazione ha un grado più o meno elevato di protezione. In Lombardia, per gli over 80 questa percentuale sfiora il 90% (oltre 4 punti in più dell’Italia): 63,4 immunizzati totali x 100 residenti di pari età, 26,4 immunizzati parziali, in attesa della seconda dose (59,3 e 26,2 x 100 in Italia). Rapporti che decrescono con l’abbassamento dell’età, ma che sono già del 51-52 x 100 per i 70-79enni. LEGGI: 1/4/2021: Covid-19: l’epidemia rallenta ma non decresce 1/4/2021 Vaccinazioni: meno annunci e più dosi

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Informatica, Rubrica

Pillole di informatica: App “112 Where are u”

Non sai come fare, il pc non risponde, il cellulare è impazzito…. scrivici su quali argomenti ti piacerebbe essere uno “smanettone” e cercheremo di darti delle risposte chiare e veloci. Manda le tue richieste a: associazione@associazionefsf.it Con questa prima pillola, nasce la nuova rubrica “Pillole di informatica” a cura dei volontari della Scuola di informatica della nostra Associazione. In questa rubrica vogliamo proporre suggerimenti e istruzioni per l’uso semplici e immediati su app, servizi online e altre soluzioni informatiche che pensiamo possano essere utili nell’uso quotidiano di cellulari e computer. Oggi vi proponiamo “112 Where are u”, una semplice app che speriamo però  non vi serva mai! App 112 Where are u Sei difficoltà ? Hai bisogno di soccorso, non sai dove ti trovi e sei nel panico? Non sai chi chiamare? Apri questa app ed entrerai in contatto con un operatore del 112. Il 112 è il numero unico europeo per le chiamate di emergenza. Si chiama “112 where are u”  e consente di effettuare una chiamata di emergenza con l’invio automatico all’operatore della Centrale Unica di Risposta dei dati relativi alla localizzazione del chiamante ricavati dal sistema di posizionamento GPS del telefono. Potete utilizzare l’App anche se non siete in condizione di parlare, semplicemente selezionando il tipo di soccorso di cui avete bisogno: l’operatore riceverà la “chiamata muta” con le indicazioni del soccorso richiesto. Se vi trovate in una zona dove non c’è copertura della rete dati, la vostra localizzazione viene trasmessa alla CUR (Centrale Unica di Risposta) tramite SMS (Short Message Service). Sappiate infine che il servizio è attivo in Lombardia ma non ancora in tutta Italia. E mi raccomando cercate di non usarla! Per vedere la presentazione animata: clicca qui Per scaricare la presentazione in pdf: clicca qui Ecco i passaggi per scaricare e utilizzare l’app 112 Where are u

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Rubrica

Focus Covid-19: la nuova rubrica su epidemia e vaccinazioni

Inizia con questo primo approfondimento la rubrica “Focus Covid-19: epidemia e vaccinazioni” curata da Bruno Paccagnella, nostro volontario, ricercatore economico-statistico ed ex dirigente Istat della Lombardia.  Attraverso la competenza di Bruno vogliamo fornire un’analisi mensile, sintetica e di facile lettura, sui principali aspetti dell’andamento dell’epidemia e delle vaccinazioni. Speriamo possa essere di utilità per chiarire alcuni aspetti e dubbi sull’attuale situazione sanitaria e siamo a disposizione per rispondere a quesiti e approfondimenti. Potete scrivere a: associazione@associazionefsf.it Focus Covid-19: epidemia e vaccinazioni a cura di Bruno Paccagnella Covid-19: l’epidemia rallenta ma non decresce (aggiornato a 1/4/2021) A un anno dal suo manifestarsi in Italia (primo paese europeo a esserne investito), l’epidemia di COVID-19 presenta ancora “numeri” gravissimi, per l’impatto che essa ha avuto, ha tutt’ora, e per molto tempo continuerà ad avere, sulla vita di ciascuno. Solo nell’ultima settimana (22-28/3) i “positivi” diagnosticati sono stati in Italia oltre 20.500 al giorno (258 ogni 100.000 abitanti: oltre quindi la soglia critica di 250 fissata dai tecnici) ancora in aumento (+1,6%) rispetto alla media della settimana precedente. Iniziata nell’autunno scorso, la “seconda ondata” è ancora ben lungi dall’essere esaurita, anche se questo aspetto dell’epidemia, come altri, manifesta un rallentamento dei tassi di crescita, preludio, si spera, a una prossima inversione di tendenza. Il richiamo a quanto avvenuto  lo scorso anno, con la ripresa dei contagi dopo le “libertà” che ci siamo presi (o ci sono state concesse) nel periodo estivo, non è casuale: piuttosto, esso consiglia di non allentare le pur pesanti restrizioni alla vita sociale e lavorativa, al primo manifestarsi di qualche segnale di attenuazione dell’andamento epidemico. Sempre nell’ultima settimana di marzo, mediamente vi sono stati infatti ancora, in Italia, oltre 32 mila ricoverati di COVID ogni giorno, il 7,2% in più rispetto alla settimana precedente; di essi 3.600 in terapia intensiva, in aumento dell’8,4%. Anche questo andamento è ancora in crescita, sia pure a ritmi inferiori a quelli delle settimane scorse. Lo stesso possiamo dire per i morti da COVID, in media 427 al giorno, vale a dire, il 6,9% in più dei sette giorni precedenti (dopo aver toccato, a metà mese, tassi di crescita settimanali di oltre il 20%). Come si vede, gli aspetti dell’epidemia sono molteplici; ma la domanda che tutti ci poniamo, di fronte ai numeri di cui siamo inondati, è una sola: “sì, ma come sta andando veramente?” Forse il grafico che abbiamo scelto ci aiuta a capire. Esso mostra il rapporto percentuale tra quanti contraggono il COVID e quanti ne guariscono o sono dimessi dagli ospedali; il valore medio di questo rapporto ha iniziato ad abbassarsi nella prima settimana di marzo (quando in Lombardia aveva sfiorato quota 200: un guarito, ogni due nuovi positivi) e negli ultimi giorni è sceso sotto quota 100, il che significa che i guariti superano i nuovi contagiati; la strada è ancora lunga, ma è quella giusta, e allentare proprio adesso le restrizioni rischierebbe di farci fare passi indietro. Vaccinazioni: meno annunci e più dosi (aggiornato a 1/4/2021) Con buona pace di chi pensa e sceglie il contrario (ma non sarebbe il caso di aprire una discussione seria sui limiti che in alcune circostanze anche le libertà individuali possono e debbono avere?), siamo convinti che l’epidemia verrà sconfitta, come sempre nella storia, dal progresso scientifico, quindi dai vaccini e dai farmaci. Certo, nella storia la fine di altre epidemie è avvenuta per “esaurimento spontaneo”, non essendovi altro rimedio, ma comunque dopo aver falcidiato vaste popolazioni. Vale quindi la pena sottolineare una notizia che pure ha avuto scarso rilievo: proprio durante l’ultima settimana di marzo nella città di Londra (quasi 9 milioni di abitanti, poco meno di quelli dell’intera Lombardia), non si è avuto nessun morto per COVID e ve ne sono stati solo 19 nell’intera Gran Bretagna (dove i vaccinati sono già oltre 30 milioni), paese con una popolazione di 67 milioni di abitanti, analoga a quella italiana (circa 60 milioni). Oltretutto questo dice che i vaccini disponibili, sebbene “progettati” per immunizzare al meglio con 2 dosi, danno una buona protezione anche con una sola. In Italia, fino a domenica 28 marzo (a 3 mesi dall’inizio della campagna vaccinale) le dosi utilizzate erano state meno di 9,5 milioni e le persone vaccinate meno di 6,5 milioni; di queste, quasi 3 milioni avevano ricevuto anche la seconda dose, per cui possono ritenersi “totalmente immuni”; 3,5 milioni, in attesa della seconda dose, sono invece “parzialmente immuni”: considerando che la popolazione italiana è di circa 60 milioni di abitanti, la “copertura” vaccinale completa arriva al 5%.  Proviamo adesso a fare “quattro conti”. “L’immunità di gregge” (pessima espressione, a dire il vero) dovrebbe essere garantita dal 70-80% di popolazione immunizzata; in altre parole, ancora 40 milioni di persone circa, oltre ai 3 milioni che già lo sono. L’obiettivo del Ministero della Salute, come viene proclamato quotidianamente, è di arrivare a 500 mila somministrazioni al giorno, il che consentirebbe di effettuare 40 milioni di vaccinazioni in 80 giorni; questo numero andrebbe però quasi raddoppiato, considerando che le dosi richieste sono due, in attesa del vaccino Johnson & Johnson, che ne richiede una sola; anche senza disporre di dati di maggior dettaglio e precisione, e ammesso che tutto vada per i meglio, e che i vaccini arrivino, almeno cinque mesi, a mezzo milione di dosi al giorno, ci vogliono tutti. E non vogliamo mettere in conto qualche “incidente di percorso”, sia pure involontario? E con questo arriviamo all’autunno, con la speranza di un inverno meno fosco di quello da cui siamo appena usciti. Peccato però che al momento non siamo nemmeno a metà strada, dato che nell’ultima settimana le somministrazioni quotidiane di vaccini sono state mediamente 222.838. Nessuno si nasconde l’entità dello sforzo organizzativo necessario, ma serve fare molto, molto di più: innanzitutto arrivare al più presto alle 500 mila dosi al giorno, e poi  fare il possibile e l’impossibile perché la “macchina organizzativa” (dalle consegne dei vaccini a quelle delle siringhe!) funzioni a pieno regime, e per tutto il tempo necessario. Tra le molte elaborazioni

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Segnalazioni

Decreto Sostegni: misure di sostegno per le persone in difficoltà

Sul sito realizzato da Caritas Ambrosiana prendersicura.caritasambrosiana.it/misure-istituzionali-di-sostegno è possibile consultare le ultime misure di sostegno a persone e famiglie in difficoltà a seguito dell’emergenza Covid, emanate con il Decreto Sostegni. Invitiamo a visitarlo così da poter offrire supporto a chi ha bisogno di aiuto, fornendo informazioni corrette e aggiornate.

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Letture

Perché è importante ascoltare e raccontare le storie delle nostre vite

Nelle ultime settimane la città – tornata in zona rossa  – è percorsa la sera, in alcuni quartieri, da piccoli gruppi di giovanissimi uomini dai volti stanchi in cerca di un rifugio dove dormire. Se ci si avvicina e si prova a parlare con loro si scopre che sono arrivati da poco dall’Afghanistan. A volte fra essi qualcuno vi dice che è pakistano. Sono gli ultimi figli delle migrazioni dall’Asia povera e martoriata che dopo un lungo peregrinare su mezzi di fortuna e soprattutto a piedi, arrivano in Turchia e poi risalgono i Balcani e il terribile inverno di quelle terre, fino al confine italiano. Se chiedete l’età mostreranno subito una certa diffidenza e reticenza, restano vaghi. Se chiedete dove dormono vi indicheranno distratti qualche luogo non identificabile o una delle gallerie che passano sotto un tratto di ferrovia. Tuttavia, davanti alle domande giuste – quando li raggiungiamo con l’Unità mobile offrendo loro un sacchetto col cibo, un bicchiere di tè caldo, della biancheria nuova e dei vestiti – sorridono; sono pronti a spiegare e raccontare alcuni pezzi della loro storia. Molto in questi casi dipende dalle domande che si pongono a questi ragazzi. A volte una domanda è capace di aprire un piccolo taglio nella tela di diffidenza e attenzione circospetta e se si ascolta si intravede un po’ della loro anima. Alcun giorni fa per esempio, uno di loro, Asif, ci ha mostrato la scarpa destra, tagliata nella parte di gomma tra la tomaia e la suola. Calzava delle scarpe di un noto marchio sportivo ma ormai logore, storte, con la suola quasi appiattita. Cercando sul furgone un paio per sostituire quelle calzature uno di noi ha chiesto come si fosse ridotto le scarpe in quello stato. A prima vista sembra una domanda banale, soprattutto se posta a una persona che, per quanto ne sappiamo, è stata in viaggio per mesi e mesi. Eppure a questa domanda Asif, che ci aveva raggiunti per risolvere alcuni problemi vitali – nutrirsi, coprirsi, cambiarsi i vestiti – si è come rilassato per qualche minuto. E in un inglese affaticato e impreciso, frammisto a qualche parola di italiano (non ha mai usato “shoes”, per esempio, ma sempre “scarpe”) ha raccontato un giorno nella vita di un emigrante che attraversa un paese ostile dove fa freddo e temi per la tua vita e ti si gelano le mani e i piedi. Per qualche minuto, sapendo che quel che raccontava risultava impreciso perché fatichiamo a trovare un linguaggio in comune, Asif ci ha però aperto un piccolo orizzonte della sua vita, ha abbozzato un breve segmento di autobiografia davanti ad alcuni sconosciuti che lo guardavano negli occhi e si dimostravano disposti ad ascoltarlo. Fra i molti insegnamenti che si ricavano da questi incontri, mi ronza sempre in testa l’insegnamento sull’importanza delle domande che si pongono alle persone che incontriamo e la forza per ciascun umano dell’esperienza del racconto della propria storia; e poi della bellezza di avere qualcuno disposto a darti retta, a intrecciare un dialogo nel quale l’interesse e la cura per le proprie storie e le storie dell’altro si sostengano a vicenda. Il secondo insegnamento, altrettanto importante, riguarda proprio la disponibilità a raccontare anche la nostra storia a chi ci sta raccontando la propria. In questo modo il racconto si fa dialogo e la relazione, seppur breve e limitata, si fa più stretta, si inietta fiducia e disponibilità reciproca a prestarsi cura. Si diventa un po’ più simili, ci si affida. Per questo vorremmo sempre anche trovare il tempo per parlare di noi in queste sere, anche solo un minuto, perché è questo il modo per aprire il dialogo. Sono insegnamenti sempre importanti, per tutti; ma sono particolarmente preziosi per chi, da volontario, avvicina persone con vite difficili e di sofferenza; persone che hanno vissuto e vivono tutt’ora in modo precario; vite nelle quali la stanchezza e la lotta per sopravvivere esigono tutte le energie. Raccontare le rispettive storie ci rende per un momento più vicini, più simili; non risolve certo i problemi di chi soffre ma permette a entrambi di guardarsi “da fuori” per un momento, di dare configurazione e trama emotiva alla propria vicenda e a quella dell’altro. Le storie di vita, come ha scritto lo psicoanalista Vittorio Lingiardi a proposito di un libro prezioso come Le storie che curano di James Hillman (Raffaello Cortina Editore), curano “perché, abituandoci alla convivenza tra immaginazione e memoria e sviluppandosi nell’ascolto danno dimora alla nostra vita. La dimorano nella storia”. Chiudo segnalandovi un altro libro che si occupa di questo tema: Raccontarsi: l’autobiografia come cura di sé (Raffaello Cortina Editore), scritto dal filosofo Duccio Demetrio. Luigi Gavazzi

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