La delicatezza, per un discorso pubblico più giusto e consapevole

Questa volta vi propongo la lettura di un libro breve ma denso di idee. È un libro dedicato alla delicatezza nell’ambito del discorso, in particolare del discorso pubblico. Lo ha scritto Michele Dantini (Sulla delicatezza, Il Mulino, 2021). Dantini è uno storico dell’arte, preoccupato, insoddisfatto per “il modo in cui portiamo avanti di­scussioni rilevanti per le sorti della collettività e per la mancanza di consapevolezza e libertà che sembrano reggere i costumi argomenta­tivi più correnti”.

La delicatezza di cui si occupa questo libro, ha poco a che fare con le semplici superficiali buone maniere o la generica gentilezza. La delicatezza della quale si parla è invece una vera “disciplina del pensiero”.

Scelta delle parole, fondatezza degli argomenti
Riguarda un modo di tenere il discorso pubblico che sia fondato su dialoghi che nascono dall’ascolto di sé e degli altri, e siano caratterizzati dalla precisione dell’espressione e della scelta delle parole e dalla fondatezza degli argomenti. Discorsi dunque che rifiutano  il “proposito di riportare futili successi a ogni costo”. Un discorso che non accetta l’istrionismo e l’improvvisazione che sembrano invece regole dominanti del discorso pubblico attuale in Tv e soprattutto sui social network.

La lentezza della riflessione
Un discordo fondato sulla delicatezza è un discorso che accetta la lentezza necessaria alla riflessione e alla comprensione dell’argomentare dell’interlocutore. È insieme aperto e preciso.
Il libro usa molti esempi di discorso fondato sulla delicatezza, esempi che diventano a loro volta, ai nostri occhi di lettori, consigli di lettura o di rilettura. Dantini ci parla infatti del modo delicato di esprimersi del principe Myškin nell’Idiota, e di Zosima nei Fratelli Karamazov, di Dostoevskij; ma anche quello di Zarathustra in Nietzsche, e quello lungo e sempre motivato e argomentato, bellissimo, della Montagna incantata di Thomas Mann.
Scrive Dantini:
“‘Delicatezza’ non sta qui per ‘sensibilità’ o ‘buon gusto’ né tantomeno per que­sta o quella forma di ritroso estetismo: al con­trario. Schiero la delicatezza contro violenza e menzogna”.

Sì, insomma, un libro per ragionare e meditare sul modo con il quale argomentare. Un libro importante per chi lavora nel volontariato, pensando soprattutto alle necessità della giustizia e dell’equità e della volontà di convincere altri della necessità di quel che facciamo.

Luigi Gavazzi

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